Presentazione Sive Etimologia

La gazzetta è un'antica moneta veneziana, passata ad indicare prima un giornale che costava, appunto, una gazzetta, e poi tutti i giornali. Infine, rimasto obsoleto, il termine rimane solo nel nome di alcuni giornali, ad esempio la Gazzetta dello Sport.
Nella traiettoria di questa parola, come di tutte le parole, c'è una storia, che percorre gli usi, i tempi, le società. Una storia fatta di scambi, come quelli della moneta, di generalizzazioni, particolarizzazioni, e obsolescenza. Adottiamo dunque il nome gazzetta con questo senso, di memoria.
Gazzetta, tuttavia, ha un altro senso: quello di pentola. Obsoleto anche questo, forse derivato da "gas", come la cucina a gas sulla quale la pentola andava appunto a scaldare. Dunque, un termine obsoleto, un termine ambiguo, un termine che oscilla fra due opposte obsolescenze.

ora, veniamo al punto difficile, di ardua comprensione, ovvero all'aggettivo che qualifica: ermetica. Che cosa vogliamo dire? Diverse cose, e forse tutte. Innanzitutto, chiamiamo in causa un Ermes, quello del pantheon greco, che si fece poi chiamare Mercurio dai latini, dio psicopompo del quale essi dissero: "superis deorum grato ed imis", ovvero amato in tutte le sfere, dalle divinità supreme alle infime, in ciascuno dei destini. Simile in questo al Legba della tradizione del candomblé, Ermes è dio delle strade, dei sentieri, dei crocicchi, dei vagabondi, dei ladri, dei cercatori. La sua religione è cara a chi scrive per molti motivi: il suo fascino labirintico muove chi si arrischia alla ricerca lungo percorsi tortuosi, il suo ironico sostegno non manca di sciogliere la lingua ai contatori di frottole, la sua astuta vernice non copre mai del tutto l'origine titanica, e molto più sotto, la vera e ultima delle sue funzioni: quella di condurre da un mondo all'altro.
Forse per questo, "ermetico" significa anche, per secoli, "alchemico", e l'autore del "corpus Hermeticum", testo sacro alla gnosi, e rimesso per secoli all'oscurità, è proprio il "tre volte grande" Ermete. Di questo ermetismo, fatto di elementi e di trasmutazioni, potremmo dire molto. Ci basti dire che di tale tradizione si parla in molti modi, ma mai del tutto allo scoperto. Essa insegna l'opera al nero, la nigredo, come pure l'opera al bianco, quella al rosso, e finanche la "citrinitas". Da tempo i filosofi hanno cancellato, per troppa illuminazione, le tracce di questo vagare in cui la chimica, la filosofia prima e la psicologia erano tutte uno, e purtroppo reclamando a se il rigore ne hanno lasciato i frammenti a galleggiare in una incomprensibile marmellata. Come il dio di cui porta il nome, la scienza ermetica perde chi la cerca, e si fa trovare nei luoghi inaspettati, parla quando è muta, e solo per enigmi.
Da ultimo, Ermetico sarà ciò che è chiuso, appunto, ermeticamente: un discorso come un involucro, come pure un garage infinito e pieno di meraviglie come quello di Moebius.

Che ce ne faremo, dunque, di una gazzetta ermetica? Leggendo fino in fondo il suo etimo, potremmo dire che essa ambisce ad essere il soldo pagato al mendicante, o sottratto dal ladro, Ermes, per comprare una sapienza oscura. Dice Socrate, all'inizio del "Cratilo":

Se io avessi già ascoltato da Prodico la lezione da cinquanta dracme, che, a quel che dice lui, permette a chi la ascolta di essere istruito su questo argomento, nulla ti impedirebbe di sapere immediatamente la verità sulla correttezza dei nomi; ma quella non l'ho udita, bensì solo la lezione da una [c] dracma. Dunque, non so come stia mai il vero intorno a tali questioni; comunque sono pronto a ricercare insieme con te e con Cratilo.

Allora è proprio il fatto che una sola dracma è stata spesa, che porta ancora una volta al sapere di non sapere, che è l'immensa ricchezza. Questo giornale che non è un giornale vale solo una dracma: esso non dice la verità integrale, corretta e completa, ma solo la verità da una dracma, intorno alla quale si è pronti a discutere. Segue percorsi ardui, cucina sulla stufa a gas della filosofia una pentola alchemica, e forse impossibile da aprire, che forse prima o poi esploderà.
Questo giornale, che non è un giornale, è il nostro inno rinnovato ad Ermes, che ci guardi quando siamo nelle peste, che ci salvi quando ci troviamo perduti. Esso parla dell'amore per il sapere, ma lo fa a partire da ovunque e verso ovunque, e forse sarebbe meglio dire che, come si addice a una gazzetta, parla in ogni occasione dello stesso, con diverse parole, o che parla ogni giorno di una cosa differente, con le stesse parole, secondo il Sacro Chiasma.

I concetti quì utilizzati non sono facili, eppure sono semplici, e promettono l'assoluta coerenza con lo scopo, benché non sempre lo siano con se stesse. Su queste pagine, si seguirà l'ortoepia, ma da lontano, per misurarne i passi, perché le parole esatte spesso si contorcono, e occorre una certa furbizia a seguirle, mentre trapassano da un'elemento all'altro.
Benvenuti, amici fraterni, lettori, da uno che vi conosce come se stesso, e che vi porterà nella pupilla, mentre aguzza lo sguardo, che è come dire: vi porterà in giro, mentre porta ugualmente in giro se stesso.

Legba

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